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Idrogeno? Investire sin da subito nella produzione di elettrolizzatori!

Considerando l'auto elettrica una bufala e puntando invece su quella a idrogeno, il primo passo sta nel produrre idrogeno in quantità e a costi contenuti. Il PNRR offre tante risorse su questo.

Bene o male stiamo superando l'inverno senza aver patito i disastri economici e sociali paventati dai soliti allarmisti, con prezzi del gas in netto calo e le riserve ancora attestate intorno al 70% delle capacità di stoccaggio. Questo non deve comunque indurre a tralasciare gli obiettivi primari di riduzione delle emissioni di CO2 e di progressivo abbandono dei combustibili fossili a vantaggio di energie rinnovabili e meno inquinanti. Una dinamica che da molte parti spinge verso l'impiego delle auto elettriche che personalmente ritengo da non perseguire per varie ragioni.

La prima è che ci sono problemi di produzione e smaltimento delle batterie che spostano le problematiche di inquinamento dai songoli consumatori ai produttori, senza risolverne i problemi. Problemi aggravati dal fatto che per la gran parte l'energia elettrica viene prodotta usando centrali a gas o peggio a carbone, anziche quelle atomiche, idroelettriche, eoliche o fotovoltaiche che attualmente incidono per pochi punti percentuali sul totale dell'energia prodotta e producibile. Con il risultato che anche in questo caso si spostano le dinamiche di inquinamento dai singoli consumatori che usano auto a benzina o gasolio ai grandi produttori di energia. Ma non solo.

Nei giorni scorsi, il Sole 24ore ha pubblicato un interessante raffronto tra i costi e i tempi impiegati sulla tratta Milano Napoli da un'auto elettrica e una a gasolio. I risultati sono impressionanti: con l'auto elettrica sono stati spesi 110 euro, contro i 76 di quella a gasolio e per di più la durata del viaggio con l'auto elettrica si è allungata di oltre 2 ore a causa della necessità di ricaricare le batterie lungo il percorso. Ha senso puntare quindi sulle auto elettriche? Certo che no e infatti il mercato non decolla nonostante gli incentivi offerti dallo Stato! Quindi?

Occhi puntati sulle auto a idrogeno e alla loro filiera

Lanciarsi sulle auto a idrogeno è certamente prematuro visti gli alti costi, la modesta disponibilità di modelli e la pressoché inesistenza delle stazioni di rifornimento, che però si moltiplicheranno nei prossimi anni, ma c'è un'area che offre grandi opportunità di investimento e apertura nuove attività E' quella della produzione di elettrolizzatori di varie portate, da accoppiarsi ovunque possibile a pannelli fotovoltaici di facile installazione. Perché?

Il perché è presto detto: sebbene l'idrogeno si possa trasportare abbastanza agevolmente, è pensabile che in corrispondenza di ogni stazione di servizio che ne offra le condizioni venga installato un impianto di produzione basato su energie rinnovabili che alimentano degli elettrolizzatori, il vero cuore della produzione di idrogeno.

A tal proposito, il piano della Commissione europea "Strategia sull’idrogeno per un’Europa climaticamente neutra", del luglio 2020, incentiva l'installazione di almeno 6 GW di capacità di elettrolisi, per produrre un milione di tonnellate di idrogeno, entro il 2024, che dovranno diventare entro il 2030 rispettivamente 40 GW e 10 milioni di tonnellate di idrogeno. Obiettivi successivamente ampliati nel corso del 2022 proprio in seguito al tentativo di rendere l'Europa indipendente dalle forniture di gas russo.

Attualmente, l’idrogeno prodotto da elettrolisi costa molto di più di quello prodotto con altri processi industriali, ma se gli elettrolizzatori vengono accoppiati a fonti di energia rinnovabili, il costo si riduce drasticamente. Nel contempo, l'aumento di produzione e gli investimenti in ricerca favoriti dalla competizione industriale fanno prevedere che nel tempo ridurranno i loro prezzi di acquisto, migliorando l'efficienza. Ad esempio, in Cina, Giappone e Corea che hanno puntato sull'idrogeno già da tempo, i costi degli elettrolizzatori sono molto più contenuti di quelli indicati nello studio Csiro. Si tratta quindi di un'area sulla quale varrebbe la pena di concentrare le proprie attenzioni, avendo grandi prospettive future.

Elettrolizzatori incentivati dal PNRR

IPCEI, i progetti di interesse europeo sull'idrogenoSe gli obiettivi fissati nel 2020 dalla UE puntavano a decarbonizzare la produzione di idrogeno esistente, promuovendo nel contempo il ricorso all'idrogeno in altre aree, tra le quali l'alimentazione di mezzi di trasporto quali auto, bus, navi e treni, l'invasione della Ucraina da parte della Russia ha impresso una forte accelerazione a questo processo cercando di garantire l'indipendenza energetica dai combustibili fossili dell'intero continente europeo. In particolare, nel corso dell'European Electrolyser Summit tenutosi a Brussels il 5 maggio 2022 è stata impressa una forte accelerazione a questo piano, fissando, nell'ambito dei progetti Fitfor55 e RePowerEU nuovi obiettivi ancora più ambizioni di quelli già stringenti indicati nel 2020. Da qui, le iniziative per favorire la produzione di elettrolizzatori di grandi dimensioni (fino a 100 MW) da accoppiarsi ai grandi impianti industriali, tipo quelli siderurgici e chimici, così come quelli molto più piccoli ad uso edilizio o per i punti di rifornimento da allestire lungo le strade. Tra queste, val la pena di citare una delle più consistenti, ovvero quello intitolato come Important Projects of Common European Interest (IPCEI).

La strada è tuttavia lunga: nel 2019, nella UE, erano attivi solo 300 elettrolizzatori, capaci di produrre meno del 4% del totale di idrogeno prodotto nell'anno. Il piano varato nel 2020 puntava a moltiplicare questo valore per almeno 4, anche a fronte dei paralleli incrementi di produzione totale dell'idrogeno, entro il 2050.

In termini economici, questo comporterà da qui al 2050 ad investimenti cumulativi a favore dell'idrogeno rinnovabile valutabili tra i 200 e i 500 miliardi di euro. Stando alle stime pubblicate in questo studio, l'idrogeno pulito potrebbe arrivare a soddisfare il 24% della domanda di energia mondiale entro il 2050, con un fatturato annuo pari a circa 630 miliardi di euro.

Qualche numero sulle prospettive della produzione di idrogeno

Seguendo le indicazioni del piano europeo, una delle strade di affermazione dell'idrogeno sta nella conversione di alcuni impianti che assorbono energia elettrica o calore prodotti da idrocarburi, tipo quelli siderurgici, a cominciare nel nostro Paese dalla acciaieria di Taranto. Bene, convertire all'idrogeno impianti di questo tipo può costare tra i 160 e i 200 milioni di euro.

Aprire 400 stazioni di rifornimento di idrogeno di piccole dimensioni per alimentare i mezzi di trasporto su strada richiede investimenti che possono arrivare a 1 miliardo di euro, ovvero più o meno 250 mila euro a stazione.
Sebbene attualmente ci siano poco meno di 300 imprese impegnate nella produzione e nella installazione di elettrolizzatori, la loro capacità totale è inferiore a 1 GW. Valore da confrontarsi con i 40 GW che si dovrebbero raggiungere entro il 2030.

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