2023: si vivrà più a lungo e meglio...
- Scritto da Alessandro Giacchino
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Il report di Erica Coe, Martin Dewhurst, Lars Hartenstein, Anna Hextall e Tom Latkovic, consulenti di McKinsey, suggerisce come aggiungere altri sei anni di vita di qualità alla nostra esistenza terrena....
A fine marzo 2022, quindi dopo la fase acuta dell'epidemia Covid, dai ricercatori di McKinsey è stato pubblicato un interessante report dal titolo "Adding years to life
and life to years" nel quale, nonostante il picco di morti premature dovute al virus tra il 2020 e il 2021, l'età media della popolazione mondiale è cresciuta, sebbene in modo non omogeneo tra i vari Paesi.
Nello stesso tempo, è rimasta invariata attorno al 50% la proporzione tra gli anni vissuti in buona salute e quelli contrassegnati da patologie varie, per cui sono aumentati anche gli anni nei quali si è avuta una buona qualità della vita (ma anche quelli di condizioni meno positive...).
Per molti aspetti, la salute è una straordinaria storia di successo. Nell'ultimo secolo, l'aspettativa di vita è aumentata considerevolmente nella maggior parte del mondo, nonostante due guerre mondiali che hanno decimato la popolazione attiva su scala globale, epidemie quali la spagnola che tra il 1918 e il 1920 ha prodotto decine di milioni di morti su una popolazione totale di meno di due miliardi di persone, l'HIV/AIDS che ha ucciso oltre 40 millioni di persone, gran parte delle quali di età inferiore ai 30anni, e altre ancora.
Il report mette a confronto le aspettative di vita negli anni '60 - che in media si fermavano a 54 anni - con quelle del 2019 che arrivano a 73 anni, con un incremento di quasi 20 anni, ovvero di un anno ogni 3. Naturalmente, la media mondiale presenta delle forti differenze tra Paese e Paese, con quelli più evoluti che fanno segnare livelli molto superiori a quelli del terzo mondo afflitti ancora da alti tassi di mortalità infantile, ma globalmente è un dato significativo che incide anche sul numero totale degli abitanti del nostro pianeta, quadruplicato in un secolo. Ad esempio, tra i Paesi più evoluti e quelli più arretrati c'è una differenza di ben 18 anni nell'aspettativa di vita media imputabile a varie voci prime tra tutte la mortalità infantile dovuta alla scarsa alimentazione e alla mancanza di igiene, di cure e di presidi sanitari.
Nel corso del 2020, c'è stata una grande mobilitazione per fronteggiare l'epidemia COVID-19, portando a sviluppare non solo nuovi vaccini, ma un approccio assolutamente innovativo sia nella gestione dei processi di ricerca, sperimentazione e approvazione, sia nei meccanismi biologici utilizzati per rendere innocuo il virus, da qui in poi utilizzabili anche a fronte di altre patologie. Un immane successo che una volta di più esalta le capacità degli esseri umani di fronteggiare nuovi e complessi problemi con interventi sempre più rapidi ed efficaci.
Per il McKinsey Health Institute (MHI), nel prossimo decennio l'umanità potrebbe incrementare le sue aspettative di vita mediamente di altri sei anni, migliorando anche il rapporto tra anni di buona salute e anni affetti da patologie più o meno gravi. Un obiettivo perseguibile modificando l'approccio stesso al tema della salute sul quale dovranno riorientarsi la politica e l'economia. Passaggio cruciale di questa revisione è acquisire la consapevolezza che la salute non è solo un fatto fisico, ma frutto della combinazione di questa con gli stati mentali, sociali e spirituali. In tale ottica, le spese finalizzate al miglioramento della salute passano dall'essere considerate un costo, all'essere un investmento fondamentale per il progresso dell'umanità nel suo insieme.
La buona salute sta infatti alla base della capacità di condurre una vita produttiva e piacevole, favorendo lo sviluppo sociale e stimolando la crescita economica. Attualmente, la spesa sanitaria a livello mondiale supera gli 8 trilioni di dollari all'anno e, cosa ancor più interessante, cresce con tassi superiori a quelli del PIL globale. E i risultati si vedono: tra il 1800 e il 2017, l'aspettativa di vita media globale è più che raddoppiata, passando da 30 a 73 anni. Dal 1900, negli Stati Uniti, la mortalità infantile è diminuita del 90%, mentre quella materna è diminuita del 99%. I vaccini hanno consentito all'umanità di sconfiggere malattie infettive letali quali il vaiolo e la poliomielite. Nel corso degli ultimi trent'anni sono inoltre stati ottenuti consistenti riduzioni della mortalità per vari tipi di cancro, così come nell'ambito delle patologie cardiologiche.
Effetti economici sull'incremento della vita
Se da un lato aumentano in modo significativo gi anni nei quali si vive godendo di buona salute, dall'altro aumentano anche quelli nei quali si vive con salute precaria, varie patologie, necessità di cure mediche di vario genere. Questo perché il rapporto tra "anni da sani" e "anni da malati" nel tempo non è cambiato in modo significativo. Presi in assoluto, questi dati indicano che aumentano gli anni totali di vita, aumentano gli anni nei quali si sta bene, ma aumentano anche gli anni nei quali la salute si riduce, dovendo fronteggiare patologie vecchie e nuove.
Sul piano economico, questo rappresenta un grande incremento del mercato dei prodotti sanitari, per le cure, per la ricerca di nuovi farmaci, ma anche in tutto ciò che attiene il miglioramento degli stili di vita che oggi è riassumibile nello smettere di fumare, nel controllare gli alimenti che si ingeriscono - per qualità e quantità - nell'incrementare l'attività fisica seguendo piani preordinati e mirati.
Spacchettando il 50% del tempo nel quale si vive in condizioni di salute precaria, i dati pubblicati da McKinsey indicano che nel 12% del tempo la salute e davvero cattiva, preludendo spesso alla fine dell'esistenza. Da un'altra ricerca risulta che negli ultimi 3/5 anni di vita, le spese per interventi sanitari - cure, farmaci, operazioni - generalmente superano di gran lunga quelle sostenute dagli stessi individui nel corso di tutti gli anni precedenti della loro vita. Un fenomeno che risulta ancor più evidente nei paesi ad alto reddito, nei quali le capacità sanitarie sono superiori, così come anche le disponibilità di spesa.
Le aree sulle quali intervenire sono numerose. Ad esempio, le malattie infettive sono ancora responsabili di otto milioni di decessi all'anno; i pazienti in oncologia, così come quelli che soffrono di diabete, di patologie cardiovascolari e disturbi cerebrali sono sempre in numero elevato, in alcuni casi cresciuti proprio in seguito ai lock down attivati come difesa dal COVID: le problematiche connesse alla salute mentale sono aumentate del 55% dal 1990, con una ulteriore crescita del 17% tra il 2020 e il 2040. In parte correlabile a queste, il tasso di suicidi negli Stati Uniti è aumentato negli ultimi 20 anni fino a diventare la seconda causa di morte per le persone di età compresa tra i dieci e i 34 anni, mentre si prevede che i casi di demenza triplicheranno entro il 2050, affliggendo oltre 150 milioni di persone. Alla obesità è imputabile il triplicarsi dal 1975, passando dal 4% al 13% della popolazione mondiale, dei casi di mal di schiena cronico e invalidante.
Interventi economici mirati e ben condotti sono in grado di assicurare considerevoli miglioramenti a questa situazione, specialmente nei Paesi economicamente più deboli. I dati parlano chiaro: in Sud Africa è stato ottenuto in breve tempo un incremento della vita media di 6,5 anni, di 4,5 anni in Tailandia, di quasi 4 anni in Bolivia, di 3 anni in Irlanda, di 2,6 anni in Oman.
Azioni che debbono scaturire dalla collaborazione tra i Governi, le Istituzioni, gli Enti di ricerca e le aziende industriali che puntano ad assicurare buoni ritorni ai propri investimenti e che per questo non vanno condannate ma al massimo calmierate nelle loro decisioni così da democraticizzare al massimo il diritto alla salute. Un esempio di ciò ci viene proprio dalle esperienze maturate nello sviluppo dei vaccini contro il Covid-19, le cui ricerche sono state pesantemente finanziate da fondi pubblici, condotte da aziende private che non solo sono state in grado di mettere a punto delle buone soluzioni, ma anche di gestire la produzione e la distribuzione su scala planetaria. Con grandi profitti per le industrie farmaceutiche e non solo, ma alle quali sono stati spesso imposti prezzi politici sui loro prodotti, talvolta differenziati per Paese, così da aiutare quelli meno ricchi.
Uno schema che potrà essere applicato nel futuro nella battaglia contro altri virus e patologie, mettendo da parte le ipocrisie e ile deologie di alcune organizzazioni che criminalizzano le industrie che si occupano della sanità, senza le quali non ci sarebbe alcun progresso nelle cure, nelle tecnologie e nelle soluzioni in grado di incrementare la durata e la qualità della vita.
In parallelo, la pandemia ha anche dimostrato che, agendo su più fronti in modo coordinato tra Governi e Industrie, è possibile modificare in modo virtuso e in tempi rapidissimi abitudini e comportamenti di miliardi di persone, inducendole a condurre una vita più sana traendone direttamente riflessi positivi sulla loro salute.
Salute non è solo assenza di patologie
Per la Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), già dal 1948 la salute è uno "stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattia o infermità”. Tant'è che ormai si è concentrata sul concetto di benessere, molto più ampio della semplice salute, afferendo anche alle aree degli aspetti spirituali che non implicano necessariamente le credenze religiose, ma che coprono aspetti quali la serenità e la soddisfazione del proprio essere.
Interessante l'impostazione data al tema da MHI che propone di approcciare la salute considerandone quattro dimensioni (fisica, mentale, sociale, spirituale) e quattro fattori di influenza (comportamenti personali, attributi personali/ambientali e interventi). Obiettivo di ogni dimensione è la salute ottimale data dalla capacità fisiologica di ciascun individuo, superando il vecchio concetto di assenza di malattie. Per salute si intende lo stato nel quale le persone sono in grado di vivere pienamente, di costruire relazioni, di lavorare, di contribuire alla crescita della società nel suo insieme, godendosi nel contempo le attività svolte. In ogni caso, per rendere oggettivo questo concetto è indispensabile che la salute risulti misurabile in base a dei parametri precisi, monitorandone i miglioramenti conseguiti nel tempo.
Stando al report di McKinsey, ci sono consistenti prove aneddotiche ed empiriche che indicano che queste quattro dimensioni della salute contribuiscono collettivamente sia alla longevità che alla qualità della vita, mentre se anche uno solo di questi elementi risulta compromesso, le conseguenze possono essere drammatiche. ad esempio, i dati indicano che gravi disturbi di salute mentale possono ridurre l'aspettativa di vita da 10 a 25 anni. Fattori quali la solitudine e l'isolamento sociale determinano una crescita nel rischio di rimanere vittime di infarto e ictus, risultando tanto dannosi per la salute di un individuo quanto fumare 15 sigarette al giorno. Questo è particolarmente preoccupante se lo rapportiamo al fatto che quasi un terzo degli anziani dichiara di sentirsi solo. L'effetto dell'isolamento sociale sull'ipertensione ha superato quello dei fattori di rischio clinici come il diabete.
Il rapporto Prioritizing Health del McKinsey Global Institute stima che gli investimenti finalizzati al miglioramento della salute della popolazione, se ben indirizzati, possono generare globalmente ritorni (ROI) che vanno dal 100% al 400% delle somme impiegate, anche considerandone solo i vantaggi economici, con impatti ben più consistenti sul piano sociale. In questo senso dovrebbero essere indirizzate anche le politiche dei Governi, talvolta concentrati più sulla riduzione delle spese sanitarie che non nel considerle investimenti sulla popolazione che oltre ad esserne beneficiata, potrebbe portare contributi positivi a tutta la società, oltre che voti a chi persegue queste politiche...
Voci quali la prevenzione delle malattie, la promozione di comportamenti mirati al miglioramento della salute dovrebbero godere di maggiore attenzione, specie considerando che attualmente i Paesi della OCSE spendono solo il 2,8% dei loro budget sanitari in questo genere di azioni comprendendovi le vaccinazioni, gli screening delle malattie, l'educazione sanitaria.
L'intero report di McKinsey è consultabile cliccando qui: Adding years to life and life to years
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