Si può misurare la felicità? Come accrescerla
- Scritto da Alessandro Giacchino
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Qui abbiamo affrontato il benessere come elemento oggettivo, migliorabile sia a livello personale che aziendale e persino di Paese. Tutto questo vale anche per la felicità?
Già anni fa, in alternativa al PIL - Prodotto Interno Lordo - come misuratore della prosperità di un Paese ho contrapposto un indicatore che ho chiamato BUD - Benessere Universale Distribuito - basato sul concetto di Benessere considerandolo più oggettivo e misurabile rispetto alla Felicità così come descritto in questo mio post.
Ora, in seguito al periodo estremamente difficile che spero sia quasi del tutto alle spalle, risultante della combinazione letale "Pandemia da Covid" più "Invasione dell'Ucraina" desidero riprendere l'argomento partendo dal concetto di Felicità, che considero più evanenscente del Benessere, ma assolutamente da perseguire con tutte le nostre forze nell'arco della nostra vita dal momento che, fino a prova contraria, ne abbiamo una sola e quindi non dobbiamo sprecarla e tantomeno soffrirla.
Provando a razionalizzare le relazioni tra "Benessere", "Felicità" e "Gioia", possiamo considerare il Benessere come le fondamenta, la Felicità come il costrutto stabile da realizzare e la Gioia come un picco, o una serie di picchi, di Felicità. Nel discorso rientra anche il concetto di "Divertimento" come ingrediente fondamentale da utilizzare in tutti e tre i casi citati.
Seguendo questa impostazione, ci si aprono alcuni quesiti. Il primo, e più importante di tutti, è che se vogliamo accrescere questi ingredienti indispensabili della nostra vita, prima di tutto dobbiamo essere in grado di misurarli, per poi valutare l'efficacia delle azioni intraprese per migliorarli.
Ora, mentre per il benessere, sia pure con molte approssimazioni, è possibile scomporne alcuni elementi principali e quindi trovare dei parametri per misurarli così come ho tentato di razionalizzare nell'indice BUD, è possibile fare altrettanto per Felicità e Gioia?
Francamente non credo in modo assoluto, trattandosi di percezioni prevalentemente soggettive, e nemmeno in modo relativo confrontando situazioni comparative tipo: chi è più felice tra una persona, una famiglia, un popolo e un'altra persona, famiglia o popolo?
E penso che lo stesso valga per la Gioia che pure ritengo un ingrediente fondamentale della Felicità e del Benessere.
Possiamo quindi affrontare il tema in modo diverso, ma sempre poco oggettivamente misurabile: quali sono le persone felici e cosa fanno per esserlo? E sul fronte opposto, cosa fanno - o non fanno - le persone che felici non sono?
Facendo una rapida ricerca su Internet, si trovano decine di articoli - scritti prevalentemente da psicologi - che elencano le azioni che accomunano le persone che si ritengono felici, così come quelle svolte da chi si dichiara infelice.
Nel tema rientrano anche elementi quali il superamento dello stress, della mancanza autostima e così via, che saranno oggetto di un altro post, ma mai si trovano elementi quantitativi che in termini assoluti, percentuali o anche relativi sono in grado di correlare le azioni rilevate o suggerite con il grado di miglioramento che si potrebbero ottenere intraprendendole. Qundi, accontentiamoci di quanto viene suggerito, avendo fiducia sugli effetti che se ne possono trarre e rimanendo consapevoli che si tratta pur sempre di elementi puramente soggettivi.
Le basi per accrescere la propria felicità
Definire la felicità, come detto, è pressoché impossibie dal momento che si tratta di uno stato essenzialmente soggettivo. La stessa Enciclopedia Treccani descrive la felicità come "lo stato d’animo di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato". Per la Treccani, la Felicità è quindi parente stretto di Serenità. Ma siamo sicuri di poter condividere questa definizione?
Meglio, molto meglio intervistare tante persone che si "dichiarano felici" attribuendo a questo loro stato il significato che ritengono più giusto e considerare cosa le rende felici.
I risultati di varie ricerche in merito hanno rilevato che ad accomunare le persone nel loro stato di felicità concorrono tre elementi principali:
- Un ampio tessuto di relazioni familiari e sociali.
- La soddisfazione di come impiegano il loro tempo sul fronte lavorativo, che pur occupando una parte consistente della giornata non viene percepito come un dovere da svolgere necessariamente per guadagnare il denaro per vivere, ma come un momento di gratificazione personale, o per lo meno in hobby anche molto diversi tra loro spaziando dal giardinaggio al ballo, dal fai-da-te allo sport amatoriale o agonistico e via dicendo.
- Un forte senso di altruismo che si può materializzare in attività di volontariato o anche in modo individuale con azioni specifiche che restituiscono a chi le svolge molto di più di quanto dà.
In tutti e tre i casi, le persone felici dimostrano di avere obiettivi da perseguire, dando un senso compiuto alla propria esistenza.
Nel tempo, si alternano momenti impegnativi ad esplosioni di gioia che in un attimo sovrastano gli sforzi compiuti ricompensandoli ampiamente.
Lo stress patito viene immediatamente superato, viene gettato alle spalle o considerato come parte del percorso degli ostacoli che occorre superare sul cammino della felicità.
Per altro, è fondamentale sottolineare che di per sé stessa, la ricchezza non è sinomino di felicità e non da sola è in grado neppure di assicurarla. Si pensi, ad esempio, a Paperon de' Paperoni che sguazza tra tutte le sue monete di oro zecchino che certamente non consideriamo un esempio di felicità, ma al massimo di ricchezza o di avarizia!
Le indagini in merito hanno infatti rilevato che le persone più ricche non sono quelle mediamente più felici al punto che molte di queste cadono vittime di droghe, alcol e altri ingredienti letali della nostra vita.
Nello stesso tempo, gran parte delle persone felici non sono certo classificabili come ricche, sebbene nella maggior parte dei casi abbiano soddisfatto i propri bisogni primari in termini di nutrizione, salute, situazioni abitative.
Anzi, le ricerche hanno rilevato che l'eccesso di materialismo può trasformarsi persino in un acerrimo nemico della felicità, assorbendo tutto il tempo e le emozioni di chi lo persegue nello svolgimento di attività poco gradite, nella cancellazione delle relazioni sociali, nell'allentamento dei legami familiari.
In sostanza, mentre con il denaro si può comprare di tutto, la felicità non rientra nei beni commercializzabili, così come l'affetto, l'amore o il tempo.
C'è anche un altro elemento da evidenziare: una casa nuova, una macchina nuova, un gioiello, una vincita alla lotteria costituiscono tutti momenti di estrema gioia che però possono trasformarsi in breve tempo in normali abitudini incapaci di assicurare una vera felicità duratura.
Pensiamo, ad esempio, al momento in cui ci si mette per la prima volta al volante della macchina sognata per anni. Gioia immensa, soddisfazioni, grande emozione. Ma dopo un mese che si è trasformata nel mezzo di spostamento abituale, la macchina agognata diventa routine rendendo la gioia iniziale un ricordo, magari contrapposto alle necessità di manutenzione, conservazione, gestione del mezzo...
La felicità va quindi ricercata giorno per giorno, alimentandola di nuovi obiettivi capaci di generare continui e successivi momenti di gioia che amplificano i propri effetti quando si possono condividere con altri.
In un prossimo post esamineremo un elenco di azioni suggerite dai ricercatori e da vari psicologi che aiutano ad incamminarsi lungo il percorso che porta alla felicità che va continuamente cercata, che può assumere diverse forme in relazione ai diversi momenti della propria vita e alla quale non dobbiamo mai rinunciare. Elencherò anche le azioni e le situazioni da evitare in quanto costituiscono delle vere e proprie mine al perseguimento della felicità, alcune delle quali risulteranno insospettabili e persino sorprendenti!Articoli correlati (da tag)
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