Falsi miti: correlazione PIL procapite / banda larga
- Scritto da Alessandro Giacchino
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Allo Stato conviene investire in Banda Larga?
Nei giorni scorsi è uscita l'ottava edizione del report Digital 2019 condotta e pubblicata congiuntamente da We Are Social e Hootsuite che fa il punto sulla diffusione di Internet e delle piattaforme Social a livello mondiale, con un focus specifico anche sul nostro Paese. L'indagine, come sempre molto completa e interessante, rileva numerosi dati che generano vari spunti, sui quali tornerò in un prossimo post. In questa circostanza desidero invece porre l'attenzione su due punti di politica economica troppo spesso travisati e strumentalizzati ad uso e consumo di pochi portatori di specifici interessi. Il primo riguarda la generazione di Prodotto Interno Lordo a livello di Paesi, il secondo la millantata correlazione tra questo indice e la disponibilità di connessioni a banda larga.
Premetto che sono un intenso consumatore di banda larga e che sono stato tra i primi ad adottarne tutte le nuove evoluzioni, avendo aperto il sito ITware.com nel lontano 1996, per cui la dipendenza da connessioni ad alta velocità e affidabilità è sempre stata cruciale per la mia attività , ma la domanda, qui, è un'altra: è vero che la Banda Larga è un generatore di ricchezza per il Paese e che questo valore risulta misurabile al di là delle affermazioni altisonanti di chi spinge in questa direzione utilizzando fondi e incentivi pubblici?
Partiamo dalle valutazioni inerenti il PIL, ovvero il Prodotto Interno Lordo
PIL, PIL procapite: Italia tra i primi Paesi del Mondo
Quando si parla di PIL, che non rappresenta il benessere dei cittadini di un Paese, né la sua ricchezza, ma la sua capacità produttiva, bisogna stare molto attenti in quanto, a seconda dei criteri di valutazione, si può arrivare a dati anche molto contrastanti tra loro. Abbiamo infatti il valore assoluto, il tasso di crescita, il valore assoluto per cittadino o quello correlato alla effettiva capacità di acquisto di ciascuno.
Concentrando quindi l'attenzione su quest'ultimo parametro che è forse quello che più di ogni altro esprime la consistenza del PIL procapite, i cittadini italiani si colloca tra le prime posizioni del mondo. Stando ai dati dell'International Monetary Fund, nel 2018 abbiamo conquistato la 33^ posizione, con 39.637 dollari a testa, non lontani da Francia e U.K., rispettivamente 25^ e 26^ della classifica con poco più di 45.000 dollari a testa, lontani dagli USA (decimi con 62.000 dollari procapite) e dalla Germania (sedicesima con 52.000 dollari a testa), lontanissimi dalle inarrivabili Lussemburo e Singapore che, per altro, fanno storia a sé, così come i Paesi straricchi di petrolio con i quali il confronto è improponibile. In compenso, siamo molto davanti a molti Paesi spesso protagonisti delle nostre cronache quali la Russia (49^, 29.000$ a testa), la Turchia (52^, 28.000$ a testa), la Cina (73^, 18.000$ a testa) giusto per citarne alcuni.
Sempre stando alla stessa classifica, pubblicata anche da Wikipedia assieme ad altre, il confronto diventa addirittura imbarazzante con alcuni Paesi africani tipo la Libia (102^, 11.500$), nonostante le grandi disponibilità di petrolio, così come la Nigeria (130^, 6.000$), il Senegal (149^, 3.600$). Se invece ragioniamo per valori assoluti di PIL, entrando in gioco le dimensioni del Paese, balziamo immediatamente all'ottavo posto, con valori pari alla metà della Germania, il 30% in meno di Francia e U.K., ma ben davanti a Canada, Russia, Corea del Sud e Spagna.
In sostanza, quindi, checché se ne dica, è facilmente comprensibile il motivo per cui l'Italia risulta essere una meta ambita da chi ha poco o nulla nel proprio Paese. Ma è anche importante che le scelte dei nostri governanti siano in grando di mantenere e migliorare tali posizioni con scelte consapevoli e mirate, vista anche la scarsità di mezzi che attualmente possono essere messi in campo a causa del consistente debito pubblico che abbiamo generato negli anni.
Le classifiche utilizzate dal duo We Are Social/Hootsuite per il PIL procapite a parità di potere d'acquisto, sono leggermente diverse da quelle appena citate, ma nella sostanza molto simili: in cima alla lista troviamo Singapore, seguita dall'Irlanda, quindi dagli Emirati Arabi, dalla Svizzera e, al quinto posto, da Hong Kong. Tutti Paese con un'identità difficilmente assimilabile alla nostra, potendoci confrontare più agevolmente con altri quali gli USA - più un riferimento che un vero e proprio competitor - l'Olanda, l'Austria, la Germania, l'U.K., la Francia che troviamo spalmate tra il sesto e il diciannovesimo posto. In questo caso, l'Italia si pone al ventunesimo posto, proprio a ridosso dei Paesi europei a noi più affini.
Allo Stato conviene investire sulla Banda Larga?
Se ci fosse una reale correlazione tra PIL procapite e disponibilità di connessioni in Banda Larga, questa classifica dovrebbe riflettersi anche in relazione alla presenza di reti ad alta velocità nei vari Paesi e se guardiamo il primo posto questo risulta assolutamente vero: Singapore non solo è prima per PIL procapite, ma anche per connessioni in Banda Larga. Ma basta scendere di qualche posizione e questo diventa sempre meno vero: l'Irlanda, seconda per PIL, si trova solo in 23esima per banda larga, sebbene presenti la più alta concentrazione di multinazionali High Tech del continente europeo. Segno che, pobabilmente, i vantaggi fiscali offerti alle imprese travalicano di gran lunga quelli generati da infrastrutture di telecomunicazioni particolarmente avanzate.
Una posizione pressoché coerente è occupata dagli USA, sesti per PIL, quarti per banda larga, ma le incoerenze tornano a prevalere in molti altri Paesi, con l'Austria decima per PIL procapite, 27^ per Banda Larga, la Germania dodicesima per PIL procapite, 18^ per Banda Larga, e viceversa, il Canada, quinto nella disponibilità di connessioni a Banda Larga ma solo sedicesimo per PIL procapite, Spagna e Francia rispettivamente ottave e nona nelle connessioni ma ventitreesima e diciannovesima per PIL procapite o addirittura la Corea del Sud, terza per connessioni, ma ventiquattresima per PIL individuale.
E l'Italia? Il nostro Paese di posiziona in modo quasi coerente al 21^ posto per PIL e al 26^ per disponibilità di connessioni in Banda Larga.
Cosa succederebbe se potenziassimo le nostre connessioni fino a posizionarci tra i primi cinque della classifica? Probabilmente molto poco, ma a fronte di ingenti investimenti manovrati da pochi operatori in posizioni assolutamente privilegiate.
La mia conclusione, quindi, è che ben venga la Banda Larga, ma senza particolari incentivi da parte dello Stato che, per contro, dovrebbe dare altre priorità nelle poitiche industriali da perseguire.
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