Innovazione non fa rima con occupazione...
- Scritto da Alessandro Giacchino
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Innovazione non fa rima con occupazione...
...ma con profitti! I risultati del terzo trimestre di Apple sono a dir poco sbalorditivi: spinta da una crescita del 142% nelle vendite di iPhone e del 183% per l'iPad, la società di Steve Jobs ha fatto segnare un altro record, con 28.57 miliardi di dollari di ricavi e 7,31 di profitti (alla faccia della crisi, quasi il doppio di quanto era stato realizzato nello stesso trimestre di un anno fa).
Complimenti quindi all'azienda e a tutti i suoi collaboratori, per le capacità di re-inventare, più che di innovare, dimostratesi davvero vincenti.Re-inventare? Già, perché in effetti, la "musica in tasca" che ha rilanciano l'azienda con gli iPod era già stata cavalcata da Sony con i Walkman a cassette dei primi anni '80. Con la differenza che rendendo il prodotto più capace, fruibile e leggero, Apple l'ha davvero rivoluzionato.Stessa cosa vale per lo SmartPhone, i cui primi modelli sono nati in casa Motorola e Nokia, ma che Apple ha reso vincenti grazie all'impiego di schermi touch screen, alla programmabilità e a tutte le altre funzioni che vi ha combinanto dentro, per non parlare dei Tablet che hanno fatto segnare uno per più clamorosi tonfi di Microsoft nell'hardware, avendone presentati alcuni modelli - mai baciati dalla fortuna del mercato - già oltre una decina di anni fa.
Il successo dunque è indiscutibile e l'azienda deve essere ammirata per la sua capacità di sconvolgere mercati esistenti, o di crearne di nuovi.Ma queste incredibili capacità di innovare, fanno davvero occupazione?Quanti sono i dipendenti di Apple del mondo? Circa 50.000. Numero che va confrontato con il milione e più di dipendenti della Foxconn, la fabbrica che produce gli iPhone su commessa, così come schede madri, video e altre componenti per conto di aziende quali HP, Sony e via dicendo.
Allora, nulla da dire sulla necessità di fare innovazione, capace di generare grandi profitti (e tasse per lo Stato), ma se la spinta allo sviluppo del nostro Paese deve basarsi principalmente sulla ricerca e sugli Start-up, stiamo puntando su una direzione sbagliata.La controprova? Scorrendo la classifica 2011 delle Fortune 500, al primo posto troviamo i grandi magazzini Wal-Mart, seguita dalle aziende petrolifere Exxon Mobil, Chevron e ConocoPhillips. Innovazione? Mah. Nei Supermercati? Nella trivellazione petrolifera?Guardiamo invece all'occupazione: con oltre 2 milioni di collaboratori, Wal-Mart sembra irragiungibile, mentre dietro di lei troviamo IBM con 426.000, i servizi postali di UPS con 400.600, McDonald's con 400.000 e molte altre aziende in settori tradizionali e con radici profonde tipo Sears (312.000 dipendenti), PepsiCo (con 294.000), la Bank of America (288,000), General Electric (287.000)...
In conclusione, nel fare una politica industriale per lo sviluppo e l'occupazione, evitiamo di inseguire il mito degli Start-up e dell'innovazione proiettata in un futuro troppo avanti, ma concentriamoci sul miglioramento dei processi, sulla razionalizzazione dell'impiego delle risorse, sull'ammodernamento degli impianti. Magari, finanziando le imprese che si rinnovano, anziché i consumi che hanno l'unico effetto di "drogare" l'economia.
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